Arance rosse o arance bionde?

Arance rosse e bionde: scopriamone i benefici

L’arancia è un agrume che ha le proprie origini in Cina, paese da cui venne importata in Europa probabilmente attraverso al via della seta.

Sia le arance rosse che quelle bionde appartengono alla specie delle arance dolci che non va confusa con il citrus aurantium, l’arancio amaro o melangolo, i cui frutti sono utilizzati prevalentemente per l’estrazione degli oli essenziali e la preparazione di marmellate.

Pensare alle arance porta la nostra mente ad associare ad esse l’idea di alimento salutare, in particolare per il contenuto di vitamina C, ma le arance non sono solo una fonte di questa preziosa vitamina.

I frutti del citrus sinensis L. Osbeck (arancio dolce) posseggono, infatti, vitamina A, B1, B3 e B6 oltre a un buon contenuto di fibra, flavonoidi e carotenoidi. Il quantitativo di queste sostanze differisce significativamente tra le cultivar ed è influenzato dalla maturazione dei frutti e da fattori ambientali come il clima ed il suolo.

Le cultivar di arance rosse sono il pilastro della produzione italiana di arance. Infatti in Italia il 70% della produzione di arance dolci è rappresentato da tre varietà di arance rosse (Moro, Tarocco e Sanguinello) che differiscono dalle arance bionde (Valencia Late, Washington Navelina e Navelina ) per la presenza di pigmenti che conferiscono loro questa particolare colorazione.

Uno studio condotto nel 2010 su colonie murine (Titta et al.) ha dimostrato che il succo dell’arancia rossa della varietà Moro ha, rispetto all’arancia bionda della varietà Navelina, un effetto anti-obesità grazie all’elevato contenuto di antocianine (dal greco anthos = fiore, kyáneos = blu), dei pigmenti appartenenti alla famiglia dei flavonoidi che, al livello cellulare, sono in grado di diminuire la permeabilità capillare, inibire la tumorigenesi e l’attività estrogenica esercitando, tra l’altro, un ruolo protettivo nei confronti dello stress ossidativo attivando degli enzimi detossificanti come la glutatione perossidasi e la glutatione reduttasi. Viene inoltre migliorata la resistenza all’insulina indotta dal TNFα (tumor necrosis factor alfa).

In questo studio un gruppo di topi è stato sottoposto ad una dieta standard (SD) ed un altro ad una dieta ad alto contenuto di grassi (HFD). Entrambi i gruppi sono stati poi suddivisi in elementi a cui è stata somministrata: acqua potabile, succo di arance della varietà Moro e succo di arance della varietà Navelina.

Sorprendentemente il succo di arance Moro riduce, fino quasi ed eliminarlo, l’aumento di peso da accumulo lipidico indotto dalla HFD, mentre i risultati ottenuti con il succo delle arance Navelina sono pressoché sovrapponibili a quelli ottenuti con acqua potabile.

L’antocianina più abbondante nelle arance rosse è la C3G (cianidina-3-glucoside) e per determinare se fosse questa molecola l’unica responsabile dell’effetto anti-obesità, a dei topi è stata somministrata una HFD ed una soluzione di C3G purificata ottenendo dei risultati del tutto simili a quelli avuti con HFD ed acqua potabile. Questi risultati portano a pensare che l’accumulo di grasso sia inibito in sinergia tra le antocianine ed altri composti quali potrebbero essere, ad esempio, la sinefrina, gli isoflavoni e la quercetina.

Una ricerca più recente (Salamone et al. 2012), effettuata esclusivamente sulle arance rosse della varietà Moro, ha dimostrato che il succo di questi frutti è in grado di contrastare la steatosi epatica non alcolica (NAFLD), migliorare le dislipidemie e la sensibilità all’insulina, confermando, infine, l’attività di inibizione sulla lipogenesi e quindi sull’accumulo di tessuto adiposo.

Uno studio coevo (Butelli et al. 2012) ha poi messo in evidenza che le arance rosse sono particolarmente ricche di antocianine in quanto un particolare frammento di DNA, chiamato retrotrasposone, è in grado di regolare l’espressione del gene Ruby, responsabile di una serie di eventi a cascata da cui dipende la produzione di questi pigmenti. Anche le arance bionde posseggono questo retrotrasposone, inserito però, in un altro punto del genoma, motivo per cui è impedita l’espressione di Ruby e, conseguentemente, anche produzione delle antocianine.

Dagli esperimenti condotti è emerso che affinché la produzione di antocianine sia consistente, non solo il retrotrasposone deve essere inserito nel posto giusto così come accade per le arance rosse, ma deve essere concomitante anche l’esposizione al freddo, si è visto, infatti, che questo stressor ambientale agisce come una sorta di interruttore sull’attivazione dell’espressione del gene Ruby.

Oggi le arance rosse vengono coltivate in paesi come Giappone, Australia, Sudafrica, Pakistan, California, Cina e Iran, ad ogni modo le condizioni pedoclimatiche ideali sono quelle riscontrate alle pendici dell’Etna in cui si alternano giorni caldi e notti fredde. Anche l’esposizione al freddo post-raccolta influisce positivamente sul contenuto di antocianine nelle arance rosse ma questo metodo è costoso e può determinare l’aumento delle perdite post raccolta.

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