Dieta e tumore al colon: qual è la correlazione?

Oggigiorno, grazie ad una lunga serie di studi scientifici, sappiamo che una dieta ricca di proteine, grassi animali e zuccheri raffinati contribuisce ad un aumento del rischio di tumore al colon, mentre una dieta ricca di fibre, basata su alimenti di origine vegetale (come la nostra dieta mediterranea), porta ad una riduzione di tale rischio.Il tumore al colon è al terzo posto, per incidenza, nel genere maschile e al secondo posto in quello femminile, costituendo la terza causa di morte, in Italia, per cancro.

Pensate che ogni anno, in Italia, vengono diagnosticati circa 35.000 nuovi casi di tumore al colon e circa 18.000 decessi ad esso correlati.

Fattori di rischio del tumore al colon

I principali fattori di rischio del tumore al colon sono età (colpisce, in media, un’età di 50 anni), fattori ambientali, malattie infiammatorie intestinali come, ad esempio, morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa (RU) e fattori genetici.

Varie ricerche scientifiche, inoltre, hanno trovato un’associazione positiva tra tumore al colon ed obesità: secondo lo studio Nurse Health Study, il rischio di tumore al colon nelle donne in sovrappeso aumenta del 37%, mentre in quelle colpite da obesità, parliamo addirittura di un aumento del 93%.

Nonostante l’età media di comparsa sia intorno ai 50 anni, negli ultimi anni si sono registrati vari casi in persone più giovani, tant’è che il numero di decessi, sotto l’età media, è in netto aumento. Questo potrebbe essere dovuto all’aumento del tasso di obesità nella popolazione più giovane.

Un importante studio, pubblicato su Jama Oncology, dimostra come le diete proinfiammatorie siano in grado di aumentare notevolmente il rischio di questo carcinoma: questo tipo di alimentazione predilige il consumo di carne suina, bovina e ovina, insaccati, alcolici, bevande zuccherate e cibi industrializzati.

Si tratta di un regime alimentare molto comune nel mondo occidentale: totalmente privo di fibre e di cibi integrali che hanno un’azione tonica a livello del microbiota intestinale, oltre alla capacità di eliminare tossine e scorie dal metabolismo; parliamo di una dieta ricca di proteine animali e zuccheri: due componenti che nutrono i patogeni a livello intesinale, contribuendo ad uno stato infiammatorio che diventa cronico.

Il dismicrobismo intestinale è una delle varie cause in grado di provocare la produzione di sostanze proinfiammatorie e, di conseguenza, l’aumento dell’insorgenza di varie patologie.

Anche la sedentarietà è stata associata all’insorgenza di questo tumore: le persone obese, o in sovrappeso, sono spesso anche sedentarie.

Per cercare di prevenire questa tipologia di tumore, è consigliabile optare per una dieta sana basata su fibre e vegetali di stagione con un apporto proteico proveniente da alimenti di origine vegetale come quinoa e legumi ed arricchita da cereali integrali come farro, riso e grano.

Da non dimenticare anche un’analisi facile ed importante come il test del microbioma: una coltura fecale che permette di mappare la composizione della flora batterica intestinale in modo da identificae eventuali disbiosi e andare ad agire con specifica supplementazione di probiotici e prebiotici.

Questo può prevenire lo stato infiammatorio e la comparsa di permeabilità intestinale.

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