Come scoprire se abbiamo disturbi alimentari
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I disturbi alimentari ad oggi risultano essere tra i disturbi più conosciuti.
Questo anche grazie a molte personalità del mondo dello spettacolo che hanno sofferto o soffrono di questi disturbi e che decidono di parlarne con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica.
Tra queste possiamo ricordare Demi Lovato che ha parlato della sua lotta durata quasi dieci anni oppure Lady Gaga. E la lista sarebbe ancora molto lunga.
Ma quali sono i disturbi alimentari più diffusi?
E soprattutto, come possiamo fare per capire che stiamo soffrendo di uno di essi?
Disturbi alimentari: definizione
Iniziamo con il dire che i disturbi alimentari fanno parte e rientrano nei Disturbi comportamentali.
Come potrete immaginare questi disturbi riguardano l’alimentazione e le abitudini alimentari in generale: da cosa sono dettati?
La causa principale di questi disturbi sembra essere psicologica e ha a che fare con la preoccupazione eccessiva rispetto al proprio corpo, al peso e alle sue forme.
Tendenzialmente chi soffre di questi disturbi ha un’immagine alterata del proprio corpo e da essa sembrano derivare sentimenti di ansia, preoccupazione e bassa Autostima.
Quali sono questi disturbi?
In questa categoria diagnostica rientrano diversi disturbi.
Partiamo con l’Anoressia nervosa; essa è caratterizzata da una perdita di peso significativa e improvvisa, ottenuta grazie ad una dieta ferrea e molto restrittiva e ad un’attività fisica sproporzionata.
Il secondo disturbo che rientra tra quelli alimentari è la Bulimia nervosa: chi ne soffre tende ad abbuffarsi di grandi quantità di cibo e, dopo queste abbuffate, si sente in colpa per le calorie assunte.
Per rimediare a ciò, spesso si attuano alcuni comportamenti disfunzionali, come vomito autoindotto, utilizzo spropositato di lassativi o un’attività fisica eccessiva.
Il terzo disturbo è il Disturbo da alimentazione incontrollata: esso si presenta in modo totalmente differente. In questo caso il soggetto tende ad abbuffarsi di grandi quantità di cibo, ma non si sente in colpa dopo averlo fatto.
Quindi non vengono attuati comportamenti disfunzionali: infatti le persone che ne soffrono tendono ad essere obese.
Questa condizione fisica non è vissuta, però, senza ansia anzi, molte volte, le abbuffate sono dettate proprio dalla frustrazione. Le persone che ne soffrono tendono a sottoporsi a diete ferree e ad attività fisica ma, non ottenendo risultati desiderati, tendono a manifestare frustrazione e depressione e le abbuffate sembrano derivare da tutto questo.
Riconoscere i disturbi alimentari?
Poniamoci ora una domanda: come riconoscere i disturbi alimentari?
Questo interrogativo richiede una premessa fondamentale.
La visione del proprio corpo e il rapporto che si ha con esso è totalmente soggettivo: ognuno lo vive in modo diverso, in base ad alcune variabili come il contesto sociale o le relazioni che vivono.
È davvero molto difficile stabilire ciò che è “sano” e ciò che è “patologico”.
In ogni caso, alcuni segnali sono comunque da prendere in considerazione e possono allarmarci: quali?
Eccone alcuni qui di seguito.
Un’ossessione per il proprio corpo
Uno dei segnali fondamentali è l’ossessione verso il proprio corpo. Ciò che ci dovrebbe far allarmare è proprio la preoccupazione del proprio corpo, quando però diventa un’ossessione e non più una motivazione per seguire stili di vita sani.
Un altro segnale è la perdita di peso improvvisa e non graduale.
Insomma, il soggetto, pur di perdere peso, sacrifica la propria salute.
Abitudini alimentari e sportive differenti
Chi soffre di disturbi alimentari tende a cambiare radicalmente le proprie abitudini precedenti.
Per esempio, potrebbe preferire soltanto alcuni alimenti oppure rifiutare l’assunzione di cibi “non sani”, essere ossessionato dal fit e da tutto ciò che è sano.
Oppure, molte volte, si potrebbero notare cambiamenti anche rispetto alle attività sportive: il soggetto potrebbe decidere di andare più volte in palestra, allenarsi anche in caso di infortuni, potrebbe sentirsi in colpa quando salta un allenamento.
Insomma, una sorta di attaccamento morboso verso l’attività sportiva e l’alimentazione.
Senso di colpa
Un elemento che contraddistingue i disturbi alimentari è proprio il senso di colpa: chi ne soffre, si sente in colpa quando mangia, soprattutto se mangia cibi “vietati” o se mangia più del solito, se non segue la dieta che si è imposto, se non si allena un determinato numero di volte al giorno o alla settimana.
Questo senso di colpa permane a lungo: il soggetto non pensa ad altro se non al fatto di aver “sbagliato”. Questo, spesso, determina poi determinati comportamenti disfunzionali.
Consigli
Cosa fare se ci accorgiamo di soffrire di uno dei disturbi alimentari descritti? Come ci si dovrebbe comportare? Vediamo qualche consiglio utile.
Rivolgersi ad uno psicologo
Chi soffre di disturbi alimentari non vede i comportamenti che mette in atto come disfunzionali: essi sono visti come comportamenti giusti perché permettono di ottenere i risultati desiderati.
Una vera e propria ancora di salvezza è lo psicologo online o dal vivo e ciò non dovrebbe sorprenderci. Come detto, i disturbi alimentari hanno cause psicologiche come bassa autostima o un’alterata immagine corporea. Quindi, prima di trattare il corpo, è opportuno lavorare proprio sul Sé, sui fattori che hanno scatenato questa bassa Autostima e la propria visione distorta, sulle aspettative che la persona si è creata del proprio corpo e del senso di colpa che spesso vive.
Rivolgersi ad un nutrizionista
Un’altra figura che può aiutare chi soffre di questi disturbi è il nutrizionista. Il lavoro che si fa è proprio sull’alimentazione: si porta il soggetto a non considerarla più come un nemico da combattere ma come qualcosa che ci può far stare bene. Si lavora quindi sulle abitudini alimentari da seguire e sull’eliminazione di quelle scorrette.
Scrivere un diario
Potrà sembrare un consiglio banale ma non è così: utilizzare un diario per “buttar fuori” tutto ciò che viviamo a volte può essere davvero liberatorio. Sul diario potremmo scrivere come ci sentiamo, quello che viviamo, i nostri pensieri e preoccupazioni e anche gli episodi alimentari disfunzionali. Questo ci potrebbe aiutare a capire cosa li ha innescati, cosa abbiamo provato durante, ma soprattutto dopo.