Avete mai sentito parlare di “Disturbi dell’umore”? Anche se non ne siete a diretta conoscenza, probabilmente vi sarà capitato di conoscere qualcuno che soffre di uno dei disturbi connessi a tale categoria perché, ad oggi, la gente che ne soffre sembra essere in continuo aumento.
Tra i vari disturbi dell’umore, quello più diffuso è sicuramente è il Disturbo depressivo maggiore di cui parleremo qui di seguito.
In Italia si stima che siano presenti circa 1,3 milioni di soggetti che soffrono di depressione maggiore. Oltre a questo, anche il Disturbo depressivo risulta essere quello molto diffuso: secondo i dati dell’NCS-R, nel mondo occidentale, la probabilità di sviluppare un disturbo depressivo nell’arco della vita si aggira intorno al 17%.
I disturbi dell’umore sono caratterizzati da un’alterazione del tono dell’umore.
Tutti viviamo tali situazioni: un giorno siamo felici e sereni, il giorno dopo siamo invece irritati. Nei disturbi dell’umore, però, ciò avviene in modo differente.
Vediamo insieme tutti i dettagli.
Prima di parlare dei disturbi dell’umore, è giusto precisare cosa intendiamo con “umore”.
Esso è uno stato d’animo persistente, che differisce dalle emozioni, dai sentimenti e dagli affetti, poiché è meno specifico, meno intenso e non viene influenzato o provocato da uno stimolo o un evento recente. Ovviamente il tono può essere positivo e in tal caso parliamo appunto di “buonumore”, oppure negativo e quindi in tal caso siamo invece in presenza di “malumore”.
Con “Disturbi dell’umore”, quindi, ci riferiamo ad un insieme di patologie che sono molto differenti tra loro in quanto ognuna è caratterizzata da alcuni sintomi specifici.
Ma, ovviamente c’è qualcosa che caratterizza tutti questi disturbi: parliamo dell’alterazione patologica del tono dell’umore. In pratica il soggetto vive toni dell’umore, che vanno dalla tristezza all’euforia, in modo molto intenso e addirittura eccessivo, e molte volte vive questi due stati emotivi, contemporaneamente.
Eppure la tristezza e l’euforia sono stati emotivi totalmente normali che caratterizzano la vita di ognuno di noi.
La tristezza è infatti una risposta universale dell’uomo alle sconfitte, alle delusioni e ad altre avversità, mentre la gioia è una risposta universale al successo e ad altre situazioni incoraggianti.
Ma, quindi, quando siamo di fronte ad un disturbo?
Ciò diviene patologico quando questi toni dell’umore sono, appunto, eccessivi e sono presenti anche altre alterazioni della sfera dell’umore, diventando un vero e proprio ostacolo per la vita dell’individuo.
Come vengono definiti, quindi, tali stati emotivi nel disturbo dell’umore?
La tristezza, intensa ed eccessiva, è definita depressione, mentre l’euforia eccessiva è definita mania.
Nel mondo, l’incidenza dei disturbi dell’umore è seconda solamente ai disturbi d’ansia e, quindi, colpisce una larga parte della popolazione mondiale: è più alta rispetto ad altre patologie o disturbi psichiatrici.
Come vedremo tra poco, nei disturbi dell’umore sono presenti i disturbi unipolari e bipolari: si osserva che i disturbi unipolari hanno una prevalenza mondiale variabile dal 5% al 25%.
Ma è presente anche il disturbo bipolare: anch’esso è molto diffuso e in aumento, si stima che sia la sesta causa di invalidità nelle persone tra 15 e 44 anni.
La sua diffusione si aggira intorno all’1% e all’1.5%.
Ma ciò che è davvero interessante è la differenza della diffusione di questi disturbi nei maschi e nelle donne.
A tal proposito si osserva infatti che, pur essendo per entrambi i generi la prima forma di psicopatologia tra i disordini mentali e comportamentali, colpisce maggiormente le donne, le quali soffrono soprattutto di depressione.
Tutto ciò è stato ampiamente dimostrato da diversi studi: nello specifico da due studi condotti negli anni ’80 dall’Epidemiological Catchment Area Study (ECA) e dal National Comorbidity Study (NCS) che confermavano la differenza di genere nei disturbi dell’umore (Canino et al., 1987; Wells et al., 1989).
I risultati di questi due studi hanno mostrato che le donne avevano una diffusione circa dell’1.6-2, soprattutto nella depressione maggiore e distimia.
Anche i dati provenienti da ricerche condotte negli USA dei nostri giorni hanno rivelato come nelle donne sia molto più alta l’incidenza di tutti i sottotipi dei disturbi dell’umore non bipolari e che il rapporto di genere per il disturbo bipolare nei campioni di comunità è alla pari.
Ma a cosa è dovuta questa differenza di genere?
Attraverso diversi studi è emerso che tra i fattori di rischio che sottostanno alla prevalenza femminile della depressione abbiamo i disturbi d’ansia preesistenti, una maggiore vulnerabilità a stress ambientali come le conflittualità familiari, gli eventi di vita, malattie fisiche e mancanza di supporto sociale (Angold et al., 1998; De Graaf et al., 2013; Bogren et al., 2017).
Quindi, a causa di una predisposizione genetica, ma soprattutto per via di fattori ambientali, le donne soffrono molto più di disturbi unipolari: questa differenza non è così netta per i disturbi bipolari.
Ma quali disturbi rientrano nella categoria dei “Disturbi dell’umore”?
Vediamolo qui di seguito.
Per quanto concerne le diverse tipologie che fanno parte di questa categoria, come già accennato, il DSM- 5 ne distingue due grandi categorie:
Ovviamente queste sono due macro categorie che, al loro interno contengono determinati sotto disturbi.
Nei disturbi unipolari rientrano esclusivamente quelli depressivi, in quanto è presente l’unica polarità, ovvero quella della tristezza.
Essi sono:
Nei disturbi bipolari rientrano tutti quei disturbi in cui, oltre alla polarità della depressione, c’è l’alterazione di episodi maniacali e ipomaniacali. Tra questi troviamo:
Vediamone alcuni nel dettaglio.
Tale disturbo è caratterizzato da intensi stati di insoddisfazione e tristezza e il soggetto tende a provare poca, o addirittura nessuna soddisfazione per le attività della sua vita.
L’individuo con disturbo depressivo maggiore è infatti caratterizzato da un prevalente stato negativo con frequenti pensieri pessimistici rispetto a sé stesso e alla propria vita.
Come detto anche prima, esso è uno dei disturbi sicuramente più diffuso soprattutto nella popolazione femminile.
Il soggetto, quindi, tende a vivere questo stato di tristezza e negatività, molto persistente che però non sembra avere una causa specifica.
Ciò che caratterizza la depressione maggiore e che ci permette di distinguerla rispetto ad altri disturbi è la sua frequenza: la depressione maggiore persiste infatti per un periodo di due settimane, determinando così un cambiamento nel funzionamento del soggetto e della sua vita.
I sintomi associati a tale disturbo sono diversi.
Tra questi abbiamo l’umore depresso del soggetto che è appunto, presente quasi tutti i giorni per tutto il giorno.
Una marcata diminuzione di interesse e di piacere per le attività della propria vita, sentimenti di svalutazione o sensi di colpa eccessivi, pensieri ricorrenti di morte con tentativi frequenti di suicidio.
Ma sono presenti anche dei sintomi a livello fisico come faticabilità e mancanza di energia, aumento o perdita di peso improvvisi, ridotta capacità di concentrazione, disturbi del sonno come l’insonnia.
Tale disturbo, meglio noto come distimia o disturbo distimico è caratterizzato da un umore depresso, presente per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, per almeno due anni.
Ovviamente in questo arco di tempo possono verificarsi periodi in cui l’umore è “nella norma” ma tendenzialmente non durano che qualche giorno o qualche settimana.
Molte volte non è difficile riconoscere tale disturbo, perché i sintomi che il soggetto manifesta non sono così persistenti e gravi come nella depressione maggiore.
Ovviamente esso può presentarsi con diversi livelli di gravità: alcune persone infatti possono presentare i sintomi depressivi di bassa intensità o comunque legati a determinati momenti di vita, mentre altri soggetti possono sentirsi così tanto depressi da non riuscire a svolgere le proprie attività quotidiane.
I soggetti che soffrono di tale disturbo si sentono per molto tempo giù di morale o sottotono e spesso presentano diversi sintomi, come scarso appetito, insonnia, scarsa energia, difficoltà di concentrazione e nel prendere decisioni e, infine, sentimenti di disperazione.
Dal punto di vista cognitivo, tale disturbo è caratterizzata da una bassa autostima e da un’eccessiva svalutazione di sé stesso, un persistente negativismo rispetto il mondo circostante e il futuro, un costante ritiro dall’ambiente circostante e dalle situazioni sociali e, infine, una ruminazione mentale.
Cosa indichiamo con “ruminazione mentale”?
Essa è il continuo interrogarsi sulle cause e sulle conseguenze dei propri problemi e delle proprie difficoltà.
Per quanto riguarda il trattamento di tali disturbi depressivi, ovvero della depressione maggiore e di quella persistente, molto efficace è la psicoterapia.
Nello specifico, si è osservato che è quella più efficace nel trattamento del disturbo depressivo, soprattutto per una cura definitiva (National Institute for Health and Clinical Excelence, NICE, 2011).
Essa si focalizza sull’interpretazione del soggetto di sé stesso e di ciò che lo circonda e su come l’individuo reagisce a tutto ciò, perché si considera che ciò sia alla base del disturbo stesso.
Il suo scopo è quello di identificare dunque le idee e i pensieri negativi che l’individuo ha di sé stesso e del mondo, con il fine di modificarli, ovviamente con il supporto del terapeuta.
Tale terapia risulta essere efficace anche nella depressione persistente perché, attraverso la discussione dei pensieri disfunzionali alla base delle emozioni, si possono apprendere migliori capacità di gestione dello stress. Inoltre, si cerca di migliorare le competenze sociali dell’individuo cercando di eliminare il ritiro sociale.
Tale disturbo è stato inserito soltanto nell’ultima edizione del DSM, quindi nella quinta edizione, dopo una lunga discussione in ambito scientifico.
Si ritiene che tale disturbo sia fortemente influenzato dagli ormoni e che dunque questi giochino un ruolo importante nell’insorgenza del disturbo stesso.
Il disturbo disforico premestruale è costituito da una costellazione di sintomi che la donna vive durante la fase premestruale, soprattutto nell’ultima settimana prima dell’inizio del ciclo, ma che poi tendono a diminuire e a migliorare dopo pochi giorni dell’inizio delle mestruazioni stesse.
I sintomi associati a questo disturbo sono diversi tra cui: labilità affettiva marcata, quindi sbalzi d’umore improvvisi, marcata irritabilità o rabbia, umore depresso, sentimenti negativi e svalutazione di sé stesso, ansia eccessiva, diminuzione dell’interesse delle attività quotidiane, difficoltà nella concentrazione, variazione dell’appetito, insonnia.
A tutto ciò si aggiungono tutti i sintomi fisici correlati al ciclo mestruale come tensione mammaria e gonfiore, dolori muscolari e sensazione di gonfiore.
Trattamento del disturbo disforico premestruale
In base alla gravità dei sintomi riportati dal soggetto, è possibile pensare ad un trattamento mirato.
Per esempio, se la donna riporta tali sintomi in forma lieve o moderata, si possono adottare diverse strategie per prevenire tali disturbi, come aumento delle ore e della qualità del sonno, soprattutto prima del ciclo, e una qualità maggiore dell’alimentazione con una dieta molto equilibrata evitando abbuffate eccessive.
Un’altra strategia utile è sicuramente l’esercizio fisico, anche se sembra paradossale, perché aumenta il rilascio di sostanze che diminuiscono il dolore (endorfine).
Se, invece, siamo di fronte a sintomi gravi sicuramente la terapia farmacologica può essere utile: soprattutto l’utilizzo di antidepressivi.
Tale disturbo è caratterizzato dall’alternanza di episodi maniacali e depressivi che si devono presentare per almeno sette giorni di fila o essere caratterizzati da episodi molto intensi.
L’individuo che soffre di tale disturbo presenta, quindi, l’alterazione di questi episodi maniacali e depressivi e tutto ciò è vissuto molto intensamente: ciò causa infatti un disagio clinicamente significativo e la compromissione dello svolgimento delle normali attività, come quelle lavorative e sociali.
Ciò che si evidenzia in tali soggetti è il ridotto bisogno di sonno, un eloquio rapido, caratterizzato da un eccessivo gesticolare e con un tono e un volume eccessivo per ciò che viene detto, un aumento della socievolezza e dell’irrequietezza, una maggiore partecipazione a molte attività con un’eccessiva pianificazione, un aumento della libido, una messa in atto di comportamenti impulsivi e antisociali, un cambiamento brusco e improvviso delle proprie idee, un’eccessiva distraibilità ed un’eccessiva attivazione accompagnata da sintomi depressivi.
Tale disturbo è caratterizzato dall’alternanza di episodi depressivi e ipomaniacali.
L’individuo che soffre di tale disturbo presenta diversi episodi depressivi maggiori accompagnati da un episodio ipomaniacale.
Quindi, la differenza risiede proprio nella presenza dell’episodio ipomaniacale che, quindi, ha un’intensità minore rispetto a quello maniacale.
Ciò che si evidenzia in tali soggetti è l’alterazione dell’umore con uno o più episodi depressivi maggiori di durata di almeno due settimane, e almeno uno ipomaniacale, con la durata di almeno 4 giorni.
E’ presente un elevato rischio di suicidio e la messa in atto di comportamenti impulsivi con maggiori livelli di creatività.
Tale disturbo è caratterizzato dall’alternanza di lievi episodi ipomaniacali e lievi episodi depressivi: questa alterazione si presenta con grandissima frequenza ed è proprio per questo che diventa problematico, poichè diventa un ostacolo per la propria vita quotidiana e per lo svolgimento di attività quotidiane.
La caratteristica principale è proprio l’alternanza frequente di questi episodi che devono presentarsi da almeno due anni, ma i sintomi depressivi non devono soddisfare i criteri per un episodio depressivo maggiore.
Proprio perché è una fase lieve, gli episodi di mania sono lieve mentre quelli depressivi sono moderati.
Per il trattamento dei disturbi bipolari risulta essere adatta la cura farmacologica con l’utilizzo di farmaci antidepressivi e degli stabilizzatori dell’umore.
La terapia si regola in base all’alternanza delle fasi bipolari, introducendo a seconda dei casi, antidepressivi e antipsicotici, i quali vengono aggiunti all’azione dello stabilizzatore dell’umore.
Una volta mostrate le caratteristiche peculiari dei Disturbi dell’umore, ci si potrebbe chiedere se ci sono strategie pratiche per ridurre gli effetti deleteri che il disturbo ha sulla nostra vita quotidiana.
Sicuramente c’è qualcosa che possiamo fare.
Siete curiosi? Continuate a leggere!
Probabilmente, se avete un disturbo dell’umore ne saprete sicuramente molto poco, perché non è molto diffuso nel “senso comune”: molte volte si parla di depressione e bipolarismo. senza averne una conoscenza chiara. Sicuramente una strategia utile è proprio quella di informarsi per capire cosa ci succede, la causa e come gestire al meglio gli episodi che viviamo.
Molto utile è capire la frequenza con cui viviamo determinati episodi, che possono essere unipolari o bipolari.
Cercate di monitorare ciò che vi succede, magari annotandolo su un diario, per capirne la gravità e capire come procedere nel modo corretto.
Molto importante è che vi prendiate cura di voi: dormite bene, mangiate bene e muovetevi.
E’ importante seguire queste piccole regole che possono fare la differenza.